interviste jano e truman

Published on Novembre 20th, 2015 | by Antonio Tortolano

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Stato Brado. Megamusic intervista Jangy Leeon e Truman Simbio

Stato Brado è il titolo dell’album che vede protagonisti Jangy Leeon e Truman Simbio, rapper milanesi, che oggi  raccontano a Megamusic il loro nuovo progetto discografico. Un manifesto del rap underground in cui non manca l’autoironia. Il politicamente scorretto di Truman si mescola nel migliore dei modi con il timbro vocale ruvido di Jangy. 28 e 31 anni, si conoscono da sempre, essendo cresciuti a Noverasco, nell’hinterland milanese. La passione per l’hip hop li ha sempre accomunati. Considerati agli inizi degli anni 2000 tra i più promettenti del giro, il duo inizialmente chiamato Stato Brado, è stato costretto a dividersi a causa di diversi problemi avuti da Truman. Ora il duo si è ricomposto e l’uscita dell’album ha trovato il consenso della critica e del pubblico come ci raccontano in questa intervista…

E’ passato un mese dall’uscita di Stato Brado. Quale riscontro state ottenendo? Siete soddisfatti?

JANGY: Stiamo ottenendo molti apprezzamenti da persone che conosciamo e non solo, stiamo vendendo parecchi dischi e personalmente a me la cosa ha fatto molto piacere. Sotto certi punti di vista posso dire che l’impatto che ha avuto l’uscita ha superato le mie aspettative, forse per la storia più o meno interessante che c’è dietro ma di sicuro anche perché è un disco vero! E penso che la gente lo abbia percepito e apprezzato.

 TRUMAN: Anche a me pare che stia ottenendo un bel riscontro. Abbiamo fatto anche un “listening party” in un hip hop shop che si chiama Wag, a Milano, che è un luogo storico dell’hip hop in città, e c’era parecchia gente. A breve ne faremo un altro. Io mi sto prodigando vendendolo “hand to hand”, mano a mano, alla vecchia maniera, in tutte le piazze e i ritrovi… Rocco ha fatto una grafica sfavillante e la gente, inaspettatamente, lo compra!

 Come è stato lavorare insieme nuovamente dopo 10 anni. Quali sono state le difficoltà principali che avete incontrato?

TRUMAN: Per me facile, naturale e divertente come non lo era mai stato. E’ stato come tornare ragazzi.

 JANGY: Abbiamo incontrato qualche difficoltà principalmente nella fase organizzativa iniziale, a incastrare le sessioni di registrazione ecc. Ma a livello caratteriale mi sento di dire che, conoscendoci già, probabilmente abbiamo capito entrambi come interfacciarsi, anche se la fase di finalizzazione delle tracce è stata piuttosto impegnativa.

 Truman, questo album rappresenta una rivincita, un rilancio o che cosa per te?

Questo disco rappresenta il primo lavoro importante da “recording artist”. Jangy mi ha dato la possibilità di registrare finalmente un disco completo, un EP lungo. Per me rappresenta una rivincita nei confronti delle persone che mi avevano bollato come “ingestibile” e “perditempo”. Il disco, pur avendo avuto un processo di post-produzione “infinito”, ha avuto un processo di “produzione” che definirei “lampo”. Arrivava il beat e scrivevo la strofa nel giro di poche ore. Ho dimostrato a me stesso di saper partecipare a un progetto essendo rapido e funzionale. Di “saper lavorare”

  Jangy, quanto è importante per te lavorare con Truman e qual è l’aspetto migliore su cui lui può contare su di te?

Per me è stato importante realizzare questo disco, perché rappresenta le miei origini “rappistiche” le rispecchia a fondo, come ho già detto diverse volte rappresenta la chiusura di un cerchio. Ci tenevo particolarmente perché è reale e spontaneo e non poteva essere altrimenti. Truman è la rappresentazione vivente di come dovrebbe essere l’hip hop anche oggi che la società è ulteriormente cambiata e la gente vive più sui social network che in strada con le altre persone.

 Aver scelto dei beatmaker di grande qualità può far la differenza e far uscire un sound davvero diverso?

JANGY: Beh, di sicuro i beatmaker sono fondamentali nello sviluppo creativo di una traccia, la qualità alla base di una strumentale è la prerogativa per la massima resa di un prodotto, senza questa puoi fare comunque bene ma non come potresti fare “con”.

  Truman, Emis Killa ha avuto parole importanti per te. E’ lui per te il punto di riferimento nella scena hip hop attuale?

Ho letto e mi ha fatto piacere. Non ti saprei dire se è il “punto di riferimento della scena attuale” e non seguo la sua musica, anche se la mia opinione è che il suo flow sia uno dei migliori in Italia. Posso dirti quello che mi ricordo di lui: come freestyler da battaglia è quanto di meglio abbia mai sentito, punto. Inoltre, la sua storia personale incarna perfettamente “il sogno americano” che tanti ragazzini di oggi coltivano quando si mettono a fare rap. Lui è emerso da solo, semplicemente perché era il più bravo, perché non solo vinceva le battle, ma le vinceva massacrando gli avversari. Puoi pensare quello che ti pare di lui e della musica che fa, ma non puoi negargli lo status di “self made man”… E’ arrivato al successo e alla ricchezza diventando il più forte di tutti nel praticare un’arte povera come il freestyle rap, e questa è una cosa che chiunque può rispettare. 

  E per te Jangy chi è il nome più rappresentativo?

Non ho un nome rappresentativo che mi rispecchi, se devo fare un nome tra gli artisti italiani sulla cresta dell’onda ora, penso che il più apprezzabile da un punto di vista artistico sia Salmo.

  C’è un pezzo di Stato Brado a cui siete più legati?

JANGY: Bene o male mi piacciono tutte le tracce ma quelle a cui sono più legato forse sono “Stato brado banger” e “La notte sporca”.

TRUMAN: Direi “Stato brado banger”, perché è un po’ un inno, un manifesto, rappresenta al 100% il rap coriaceo, battagliero e abrasivo che facciamo.

jangy e truman

 Truman, come è cambiato negli ultimi dieci anni il modo di fare freestyle?

Più di dieci anni fa in Italia il “fenomeno hip hop” era praticamente estinto a Milano, c’erano i club dove suonavano le hit americane ma il rap italiano arrancava. L’unica serata che c’era era lo “Show Off”, con Bassi Maestro ai piatti, Rido all’hosting e il microfono aperto. Da lì, grazie soprattutto a una crew che porta il nome di “Spregiudicati”, è nata la nuova scuola milanese del freestyle, quella delle punchline divertenti, delle uscite comiche, dei “word play” e dei giochi di stile sulle aree semantiche. I rapper da battaglia milanesi forti vengono tutti da quella scuola lì, compreso Dave, che è su una traccia del disco, è un amico e quest’anno probabilmente sarà ad “MTV Spit”. Ti parlo dei primissimi anni 2000, io prima non rappavo, per cui non so. Poi vorrei anche ricordare una cosa ovvia ma forse non per tutti: il freestyle non è solo “battle”, ci sono anche gli “open mic” dove i rapper si alternano e “dicono semplicemente la loro”, ed è giusto che queste situazioni continuino a esistere e prosperino, perché a volte nella foga della battaglia si perde un po’ l’attenzione verso il lato culturale e tecnico. Mi piacerebbe anche organizzarlo e presentarlo un “open mic”, ora che ci penso, magari una serata settimanale… se c’è qualche dj all’ascolto che fosse interessato mi contatti.

  Cosa ne pensate dei rapper che partecipano ai talent show?

TRUMAN: Per me è inconcepibile pensare di imparare un’arte di strada in televisione. Non entro nel merito della bravura o meno di questi soggetti ma è tutto il procedimento che è deprimente. Vanno a farsi trattare come bambole: gli dicono come si devono pettinare, come si devono vestire, che atteggiamento devono avere. E l’originalità? Noi abbiamo iniziato sui muretti e nei parchi, con una radio portatile, i beat masterizzati su cd, una cassa di birra e una busta d’erba e per noi questo nuovo trend è inconcepibile.

 JANGY: Semplicemente se quello che sono io è “un rapper” penso che loro siano qualcosa di differente, senza alcun pregiudizio.

 Passando agli Usa, quali sono stati i vostri punti di riferimento?

JANGY Busta Rhymes, Vinnie Paz, Xzibit, DMX, Wu Tang, Saian Supa Crew ecc.

 TRUMAN: Sicuramente i Jedi Mind Tricks, di Philadephia, sono la mia influenza più importante. Poi tanti nomi, troppi per citarli, diciamo che i dischi che sto mandando in loop nel lettore in questo momento sono “Radio Raheem” di Chief Kamachi e “Blasphemy” di Apollo Brown e Ras Kass. Ascolto solo roba boom bap della costa est.

  Qual è il vostro rapporto con il pubblico?

JANGY Il rapporto che ho col pubblico è lo stesso rapporto che ho con qualsiasi persona con cui ho uno scambio di opinioni e gratitudine, forse perché non ho mai avuto abbastanza pubblico da montarmi la testa, chi apprezza ciò che faccio mi dà felicità prima di tutto.

 TRUMAN Cerchiamo di essere disponibili e amichevoli con tutti, non abbiamo ancora il problema degli “stalker” dunque per noi è un piacere quando un ragazzo vuole fare una foto, vuole stringerci la mano o vuole farci i complimenti. È bello ricevere riconoscimento per quello che ci piace fare.

 Progetti futuri?

TRUMAN: Organizzare al meglio la promozione di questo disco, darci da fare per trovare tanti locali dove suonare e posti dove esibirci, in primo luogo. Poi a me piacerebbe tornare in studio e provare a fare il disco “definitivo”. Questo “Stato Brado” era nato come un progetto di non più di 5 tracce, giusto per divertirci. Durante la realizzazione ci siamo talmente “scimmiati” che è diventato un EP lungo,variegato, non monotematico, fruibile. Secondo me se tornassimo in studio con quella stessa ingenuità, ma con la convinzione di voler tirare fuori un disco che possa essere paragonato ai classici dell’underground italiano, potremmo veramente fare una “piccola rivoluzione”, per così dire.

 JANGY Stiamo pensando di elaborare “Stato Brado 2” ossia un progetto con aspettative differenti rispetto al primo, anche nella maniera in cui vogliamo concepirlo, il procedimento deve essere differente come l’intento con cui vogliamo realizzarlo.

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Nato a Cassino, ai piedi della celebre abbazia, sono cresciuto con la passione per lo sport e per il giornalismo. Roma prima e Milano poi mi hanno accolto per farmi compiere il salto di qualità. Lavorare in tv e per la carta stampata non mi bastava più e allora dal pallino per la rete ecco nascere lospaccatv, megamusic e lamiaradio, tre magazine online di cui vado fiero...



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