interviste

Published on Settembre 17th, 2013 | by Antonio Tortolano

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Megamusic intervista Patrick Trentini

Sparate sul pianista è il titolo del nuovo album di Patrick Trentini, pianista, compositore e direttore d’orchestra che con il suo ultimo lavoro ha raggiunto il vertice nelle classifiche dedicate alla musica classica. Parliamo di un artista eclettico, diplomato con il massimo dei voti al Conservatorio di Trento e che nei suoi studi annovera quello del violoncello. Ha diretto, eseguito o inciso in prima mondiale opere di molti autori contemporanei. Per Patrick Trentini ben dodici premi e oltre trecento concerti tra Italia ed estero. Borderline (2006) è stato il suo album di maggior successo. Per lui collaborazioni importanti (Elio e le storie tese, tra gli altri) anche nella musica leggera. Abbiamo intervistato Patrick Trentini che ci svela alcuni segreti del suo mondo e non solo.

Sparate sul pianista è il suo ultimo lavoro uscito a luglio. Qual è il primo bilancio che sente di tracciare?

Indubbiamente sono molto soddisfatto della “partenza” dell’album. I feedback di stampa e ascoltatori sono molto positivi, al pari della crescita costante di followers sulla mia pagina Facebook. La sensazione è confermata anche dai risultati di classifica: nella versione digitale abbiamo ottenuto un 1° posto su Amazon e un 3° posto su iTunes tra gli album di “classica” più venduti in Italia, mentre il disco fisico ha raggiunto la seconda piazza sul portale di Halidon.

L’album è stato distribuito un po’ in tutto il mondo. Da dove arriva il maggior riscontro?

La maggior parte delle mie vendite avviene certamente in Italia, ma ci sono stati ottimi risultati anche nella vicina Austria e riscontri soddisfacenti anche in altri paesi. Indubbiamente la presenza delle tracce nelle libraries per le sonorizzazioni in 35 paesi del mondo aiuta.

Sono undici le tracce di Sparate sul pianista. A quale si sente più legato e perché?

Fatico ad indicare una sola traccia, ma se devo selezionare un brano che racchiuda le due anime della mia musica (quella virtuosistica e quella melodica) unitamente alla scelta di figure ritmiche non tradizionali e con un titolo che è la “sintesi” del mio modo di intendere la quotidianità scelgo “Eppur si vive”, la traccia che chiude il disco.

A proposito, come mai per l’album è stato scelto questo titolo?

“Sparate sul pianista” è un invito dal duplice significato: da un lato è un’esortazione a rompere gli schemi, a sfatare la figura del pianista stralunato ed etereo per riportarlo su di una dimensione più “reale; dall’altro lato è un modo per affermare che non temo il giudizio. In questo disco c’è una cura così maniacale per ogni dettaglio che mi riconosco appieno nel risultato finale. E poi trovo sia un titolo che “suona bene”: in un album è importante anche questo.

Da tanti anni è nel mondo della musica e vanta numerose collaborazioni prestigiose. Come è nata questa grande passione?

Non ricordo con esattezza il momento in cui ho scelto la musica o, forse, in cui la musica ha scelto me. Con il pianoforte è stato amore a prima vista, i miei primi ricordi da bambino sono di uno strumento “incontrato” per caso e dell’immediato desiderio di farne il mio miglior amico. Da allora sono trascorse migliaia di ore alla tastiera, a cercare risultati ogni giorno migliori.

La contaminazione di generi fa parte del suo repertorio e la rende diverso da molti suoi colleghi. Qual è il livello attuale dei pianisti in Italia?

Non è facile delineare un quadro dei pianisti italiani. Per quanto riguarda la classica il livello è molto alto, ci sono tanti strumentisti davvero piacevoli da ascoltare. Per quanto riguarda il cosidetto “pianoforte pop” (filone del quale ritengo il mio album faccia parte), reso celebre principalmente da Giovanni Allevi, bisogna fare una distinzione importante. Da un lato ci sono figure competenti e dall’altro vi sono pianisti – spesso senza alcuna formazione accademica o all’inizio degli studi – che si “improvvisano” concertisti (magari spinti da una buona agenzia di stampa o da un budget importante, come accaduto anche di recente). In questi casi il risultato è spesso imbarazzante. Non fa indubbiamente parte di questo secondo gruppo il citato Allevi, che – nonostante tutte le critiche feroci che riceve dagli addetti ai lavori, soprattutto di area più accademica – è un pianista con una formazione rigorosa, che ha scritto alcuni brani davvero molto belli e che (almeno per quanto riguarda la propria musica) suona bene. Discorso diverso per la “sfrontatezza” del personaggio in alcune dichiarazioni, ma anche questo fa tutto parte di un geniale disegno di marketing e mi stupisce che così pochi lo abbiano compreso e, al contrario, così tanti continuino a scagliarsi contro Allevi quando fa dichiarazioni un po’ “spavalde” al solo scopo (secondo la mia opinione) di tenere alta l’attenzione sulla sua figura.

 La crisi dell’industria discografica. Un suo pensiero di major ed etichette indipendenti.

Alle major ormai non si arriva più, se non con il lancio di Sanremo o di qualche talent televisivo. Ecco che le label indipendenti diventano quindi una strada pressoché obbligata per gli strumentisti, e in questo senso il massimo risultato possibile è approdare alla corte di etichette serie che investano nel prodotto sia in termini economici che di fiducia e veicolandolo su tutti i canali possibili. Da questo punto di vista credo che con Soundiva e Halidon non avrei potuto chiedere di meglio, considerata la presenza del mio album su iTunes, su altri 80 stores digitali e nei principali canali di vendita del disco fisico, sia online che in negozio (Feltrinelli, Mondadori, ecc).

Qual è il suo rapporto con il pubblico?

Una gran parte del mio lavoro è incentrata sul pubblico. Scrivo seguendo la mia vena creativa ma con un occhio attento a quello che il pubblico può gradire maggiormente, adoro i concerti live nei quali si ha poco più di un’ora di tempo per instaurare un rapporto di “fidelizzazione” che spesso parte da zero, leggo con estrema attenzione le recensioni dei miei dischi fatte dai non addetti ai lavori, ascolto ogni parere e reputo prezioso ogni consiglio. Perché il nostro mestiere non può prescindere dal pubblico, a meno che non si voglia replicare il “gran pasticcio” della musica contemporanea colta, dove spesso le partiture sono troppo piene e le sale troppo vuote.

Progetti futuri?

C’è una importante trattativa per una collaborazione prestigiosa, oltre che molti contatti per diffondere capillarmente la dimensione live di “Sparate sul pianista”. Ci sono infine già alcune idee per il prossimo album, sebbene non vedrà la luce prima di due anni abbondanti. Ma se pensiamo che la lavorazione complessiva del disco attuale ha comportato un lavoro di quasi due anni, direi che è già ora di rimboccarsi le maniche!

 

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Nato a Cassino, ai piedi della celebre abbazia, sono cresciuto con la passione per lo sport e per il giornalismo. Roma prima e Milano poi mi hanno accolto per farmi compiere il salto di qualità. Lavorare in tv e per la carta stampata non mi bastava più e allora dal pallino per la rete ecco nascere lospaccatv, megamusic e lamiaradio, tre magazine online di cui vado fiero...



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