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Published on Marzo 29th, 2014 | by Antonio Tortolano

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Via Gleno: Megamusic intervista Dante

Quella a Dante Brancatisano non può essere considerata un’intervista qualsiasi. O la classica chiacchierata che si fa quando si parla di musica. Parliamo di un artista, ma prima di tutto di un uomo, a cui la vita e la giustizia devono ancora tanto. Lui, cantante e musicista calabrese, la band si chiamava I Pitagorici. Pezzi profondi, impegnati, la lotta contro l’ndrangheta. Poi l’inizio di carriera da solista. Un giorno, come un altro, ritrovarsi, senza alcuna spiegazione, sbattuto in galera con l’accusa delle più infamanti. Essere a capo, in Lombardia, della criminalità organizzata legata proprio all’ndrangheta. Più di tre anni dietro le sbarre senza poter sapere il perchè di questa ingiustizia.

Ma Dante Brancatisano non si è certo arreso e la musica è stata fondamentale per mantenere la speranza che tutto potesse tornare come prima. Via Gleno è la strada del carcere di Bergamo dove Dante è stato rinchiuso ma è anche  il titolo dell’ album dell’artista calabrese, che sogna un giorno di poter tornare nella sua terra dove manca da otto anni. Il lavoro vede collaborazioni importanti come quelle con Alfredo Golino, Andrea Braido e Andrea Innesto. Dante, che si è sempre dichiarato innocente ha raccontato la sua vicenda anche in un libro “Storia straordinaria di un uomo ordinario-un caso di malagiustizia”.

Dante, qual è per te il sentimento principale che unisce il tuo album Via Gleno al  libro autobiografico “Storia straordinaria di un uomo ordinario”?

Per me uno è legato all’altro, entrambi nascono per lo stesso motivo, cioè la rinascita dopo un incubo.

Via Gleno è un lavoro raffinato e ricercato. Nell’album hai collaborazione di spessore, hai trovato difficoltà ad averle o meglio, ci sono stati dei pregiudizi verso di te in campo musicale?

Nessuna difficoltà, anzi, sono loro stessi che hanno voluto collaborare e mettere anche le proprie emozioni. No, nessun pregiudizio, ovunque vada non ricevo altro che abbracci e solidarietà per quanto subito ingiustamente.

In tempi di crisi discografica, cosa ne pensi delle label indipendenti contrapposte alle major e per la tua Eden quale futuro intravedi?

Speriamo si superi la crisi. Le etichette indipendenti hanno il compito di valorizzare giovani di talento, impiegando tutto il tempo che serve per farli crescere, cosa che le major non fanno più da tempo ormai, la mia Eden ha un futuro sicuramente positivo, collabora con emergenti e musicisti di fama internazionale, speriamo duri a lungo.

La forza di scrivere pezzi durante quei tre anni drammatici, nasce “solo” dalla grande ingiustizia o sei riuscito a trovare anche altri elementi di ispirazione?

Nasce gran parte dalla grande ingiustizia, ma sono riuscito anche a trovare molte altre ispirazioni.

Nel carcere, hai conosciuto persone che condividessero con te la passione per la musica o che in passato avessero avuto a che fare con degli strumenti o il canto?

No, ma alla lunga sono riuscito a contagiarle, alcuni mi seguivano passo passo, questo a dimostrazione dei miracoli che a volte fa la musica. Pensa che con altri due detenuti e con il permesso della direzione del carcere siamo riusciti a far pubblicare Piccola Nomade e dare in beneficenza alla comunità di Don Fausto Rosmini il ricavato.

Del mondo musicale, in quegli anni, chi ti è stato particolarmente vicino? C’è qualcuno dell’ambiente che ti ha voltato le spalle?

Tutti dico proprio tutti, nessuno mi ha mai voltato le spalle, nessuno ha mai creduto a quelle sporche accuse.

Hai mai pensato alla possibilità di presentare il libro o il disco nella tua Calabria?

Sì certo, lo farei anche domani, ma lì non posso andare, il rischio di stringere mani sbagliate è tanto, e vedi cosa mi hanno fatto senza una straccio di prova.  Sono circa otto anni che non ci vado e non vedo i miei e finchè non ci sarà la parola fine non posso andare, è una promessa fatta a mio padre e intendo rispettarla nonostante il prezzo troppo alto.

In queste settimane in tv va in onda Le mani dentro la città, fiction che parla proprio del dominio dell’ndrangheta nella Lombardia di oggi. Hai avuto modo di vedere qualcosa? Cosa ne pensi?

No, non ho avuto modo e sinceramente film del genere non mi interessano più. Una volta li guardavo tutti ,ero curioso, dopo quanto mi hanno costruito non credo più a niente o almeno, non voglio dire che la Ndrangheta non esiste, c’è eccome, ma sicuramente farebbero meglio a dirci fino in fondo la verità.

 In tutti questi anni sei arrivato a una conclusione del perchè questa ingiustizia abbia toccato proprio te? Quale rimedio dovrebbe approntare lo Stato per non cadere in questi errori così gravi e subdoli?

Sì certo, lo si capisce anche leggendo il libro, ero il povero idiota di turno sfottuto e ingannato da un PM che non aveva altro da fare che rovinarmi l’esistenza, inventandosi cose dell’altro mondo, addirittura mi aveva anche domiciliato nel Milanese dove io non mettevo piede da più di 10 anni. Il rimedio è di separare le carriere, solo così si eviterebbero, non errori ma persecuzioni.

Degli anni con I Pitagorici qual è il ricordo più bello?

Tanti, tantissimi ricordi, ma il più bello resta quello di aver combattuto contro la Ndrangheta con canzoni come Vento Del Sud che era un inno.

Il villaggio della musica. Quali sono le soddisfazioni maggiori che ti sta dando?

Guardare negli occhi i ragazzi e vedere il sogno chiamato musica in loro. Vederli fare progressi e guidarli nel cammino artistico. Penso che molto presto una di loro farà parlare di sé, esce con un disco dove io ho scritto le musiche e lei i testi, il tutto con collaborazioni eccellenti come Luca Colombo ,Alfredo Golino, Paolo Costa, Matteo Fasolino e Marco Tafulli, si chiama Tonia Antonelli.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

I primi di aprile esce il nuovo singolo dal titolo “Cosi come sei” che anticipa l’album in uscita a maggio dal titolo “Sono ancora qui”.

 

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About the Author

Nato a Cassino, ai piedi della celebre abbazia, sono cresciuto con la passione per lo sport e per il giornalismo. Roma prima e Milano poi mi hanno accolto per farmi compiere il salto di qualità. Lavorare in tv e per la carta stampata non mi bastava più e allora dal pallino per la rete ecco nascere lospaccatv, megamusic e lamiaradio, tre magazine online di cui vado fiero...



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