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Published on Gennaio 28th, 2014 | by Margy Vanoni

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Spring Attitude: il festival della musica elettronica

Il 23 e 24 maggio torna a Roma  Spring Attitude. Parliamo di un festival dedicato alla musica contemporanea, prevalentemente di matrice elettronica. Giunto alla sua quinta edizione, dopo aver ospitato artisti nazionali ed internazionali di rilievo assoluto quali SBTRKT, Disclosure, Gesaffelstein, John Talabot, XXYYXX, 2Maydjs, Vitalic, Breakbot, Who Made Who, Gold Panda, torna forte di numerose novità  nella capitale. Un weekend musicale da vivere nella sua interezza con un ricambio di ospiti che darà sfumature diverse e altrettanto imperdibili alle serate del venerdì e del sabato. Spring Attitude nel 2014 cercherà’ di affermarsi sempre più come un punto di riferimento per chi vuole scoprire ed ascoltare le più stimolanti derive sonore contemporanee. Head quarter del festival è Spazio 900, 1.000 mq di versatilità ed eleganza all’interno del Palazzo dell’Arte Antica nel cuore del quartiere Eur, tra i più moderni del mondo. Ecco quali saranno i protagonisti di Spring Attitude.

FOUR TET
Una rivoluzione gentile: per certi versi si potrebbe riassumere così la parabola di Four Tet (all’anagrafe, Kieran Hebden). Pochi altri artisti hanno infatti lasciato un segno così potente nell’ultimo decennio: anni in cui la bedroom music (ovvero musica che è possibile fare nella propria camera con l’ausilio del proprio laptop e nient’altro: un’attitudine, più ancora che uno stile) è diventata regola diffusa, trovando in Four Tet il più geniale degli innovatori e quello che ha raggiunto i più alti risultati artistici, facendola diventare grande davvero.

Dopo un primo album uscito nel 1999 (“Dialogue”) già interessante ma ancora acerbo, è nel 2001 con “Pause” che Kieran si mette al centro dell’attenzione: la sua capacità di mescolare schegge di hip hop, jazz, folk, indie rock, lavorando col proprio laptop come se fosse un’arma dalle infinite possibilità, è a dir poco sorprendente. Una musica in cui pop e sperimentazione estrema convivono in equilibri affascinanti ed imprevedibili.

Gli album successivi (“Rounds” nel 2003, “Everything Ecstatic” nel 2005, “Ringer” nel 2008) trovano unanimi riscontri di critica e pubblico. Hebden di non delude mai e si rinnova ogni volta, pur mantenendo il proprio inconfondibile marchio decostruttivista. Ci sono poi nel corso degli anni svariati remix (andando da materiale di Steve Reich a quello dei Kings Of Convenience, passando per Badly Drawn Boy, The XX e The Notwist) e una fortunata collaborazione con un maestro della batteria jazz, Steve Reid, che ha dato vita a ben tre lp in meno di due anni. Segno che la bedroom music di Four Tet ha davvero la statura per dialogare con le più alte forme sonore contemporanee.

Per anni artista di punta della Domino (l’etichetta che ha lanciato dal nulla Franz Ferdinand ed Arctic Monkeys), adorato da Thom Yorke e dai Radiohead tutti (più volte lo hanno chiamato come remixer e come compagno di tour, considerandolo un caposcuola assoluto e una grande fonte di ispirazione), da qualche tempo a questa parte Hebden ha scelto la via della completa autonomia (è discografico di se stesso, tramite la label Text) e ha abbracciato con sempre più convinzione gli scenari e gli stilemi della club culture, senza peraltro perdere nulla in classe, ricerca sonora e preziosità di tocco – come del resto dimostrato da “Pink” (2012), il suo ultimo album da studio.

COM TRUISE

Due album (“Galactic Melt” del 2011 e “In Decay” del 2012, entrambi usciti su Ghostly International, che ha anche curato la ristampa del suo seminale “Cyanide Sisters EP”), un background da dj drum’n’bass – una rarità eccentrica per l’America, la sua nazione di nascita – che si è evoluto in una identità da producer attentissima a reminiscenze da synth-pop onirico anni ’80 inserite però in una cornice digitale iper-contemporanea: questo è Com Truise o Seth Haley, se si lascia da parte il curioso e beffardo nome d’arte scelto.


GOLD PANDA
Fuori luogo ormai ritenerlo una promessa, o un semplice artista emergente: Gold Panda, alias Derwin Schlecker, è ormai una stella di prima grandezza nel panorama delle musiche digitali, come testimoniano le sue date – anche quelle italiane – che ogni volta raccolgono una incredibile risposta da parte del pubblico. Le sue architetture sonore (sospese fra poesia e sperimentazione, fra cassa dritta e derive ritmiche sincopate) sono un marchio di fabbrica inconfondibile: due album, l’esordio “Lucky Shiner” del 2010 e il “Half Of Where You Live” datato 2013, e alcuni brani assolutamente memorabili (l’esordio del 2009 autoprodotto “Quitter’s Raga” diventato subito culto, quel vero e proprio inno che è “You”, o per ultimo l’ipnotico “Brazil”) in pochissimo tempo hanno portato l’artista inglese nella stessa categoria di artisti quali Four Tet, Caribou o James Holden – coloro cioè che stanno ridisegnando il panorama elettronico di questo millennio lavorando anche e soprattutto sull’espressività ed intensità emotiva, non solo sulle intelaiature ritmiche.

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About the Author

Palermitana, laureata in Giurisprudenza, fin dai primi anni di vita ho intuito che la musica è nel mio Dna. Che siano internazionali o italiane, le note mi suscitano profonde emozioni. La possibilità di scrivere per una webzine come Megamusic mi suscita grande entusiasmo. Amo seguire i live e i grandi eventi. Per la mia band preferita (che non rivelo) andrei ovunque…



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