Published on Febbraio 3rd, 2014 | by Margy Vanoni
0Renzo Rubino tra Sanremo e nuovo album
Dopo la vittoria del Premio della Critica lo scorso anno con il brano “Il postino (amami uomo)”, Renzo Rubino torna in gara al Festival di Sanremo con “Ora” e “Per sempre e poi basta”, i primi due singoli del nuovo album “Secondo Rubino”, in uscita il 20 febbraio su etichetta Atlantic/Warner Music. Il cantautore pugliese è stato immediatamente promosso fra i “Campioni”, unico della triade finalista del 2013, dopo aver fatto incetta di riconoscimenti: dal Premio Next Generation dei Wind Music Awards, fino al Premio Lunezia per la qualità musical-letteraria dell’album “Poppins”.
“Sono il più giovane fra i Campioni di Sanremo 2013: sono molto felice dell’invito da parte di Fabio Fazio e del Festival “, spiega Renzo Rubino. “Ho cose da raccontare. Ho voglia di raccontarle. Sono fiero e onorato di raccontarle su quel palcoscenico. Il mio percorso musicale è inconsueto per i tempi moderni: è fatto di tanta gavetta, di coraggio nelle scelte e di scelte musicali che non tengono necessariamente conto delle “mode” del momento. Il sentiero più lungo e tortuoso fa guadagnare maggiore esperienza e rende più divertente la crescita. Sono qui inaspettatamente, ma con la consapevolezza di essere un ingranaggio reale, seppur microscopico, e la voglia di lasciare un graffio, un segno del mio passaggio”.
Il brano “Ora” è una riflessione su uno stato di infelicità generale, latente e opprimente. “Ci sono persone che lavorano tanto, si impegnano al massimo, ma sono insoddisfatte della loro vita. Dovrebbero fermarsi e guardarsi allo specchio: capire e reagire… darsi un voto e soprattutto un volto». L’altra traccia sanremese “Per sempre e poi basta” nasce da emozioni più intime. “L’ho scritta quando ho vissuto la mia prima sofferenza per amore. Penso che sia una delle mie canzoni più belle: è l’ultimo bacio di una storia d’amore che finisce. Senza rancore o rabbia ma con la malinconia delle cose che finiscono”.
La memoria ha un ruolo essenziale nelle trame dell’album “Secondo Rubino”. “Fra i temi centrali del disco c’è la rivalutazione del presente legato alla nostalgia dei ricordi belli. La memoria è fondamentale, ma non bisogna vivere soltanto di ricordi. È vitale avere la chiara percezione di quali siano i valori basilari su cui costruire la nostra vita e affrontare serenamente il presente. Le 11 tracce del cd “Secondo Rubino” sono un insieme di racconti nati lungo il sentiero fra risate pazzesche e alcune lacrime. L’insieme di questi elementi apparentemente contrastanti costituiscono l’essenza della mia personalità”.
Dall’arrangiamento rarefatto e carico di groove di “Ora” alle influenze operistiche di “Per sempre e poi basta”, la doppia performance al Festival di Sanremo mette in risalto la straordinaria crescita di Renzo Rubino, che dimostra di essere ancora più maturo e completo come autore dei testi (che firma con il produttore del disco Andrea Rodini) e delle musiche che prendono forma dalla costante e sempre più approfondita ricerca sonora fra tradizione classica e sperimentazione d’avanguardia con il suo caratteristico gusto retrò.
“Io cerco sempre la novità musicale, purché sia spontanea, emotiva e mai forzata. Sul fronte sonoro, la spina dorsale del cd “Secondo Rubino” sono gli archi. È stato fondamentale il contributo dei musicisti, che hanno curato gli arrangiamenti delle canzoni assieme a me e Rodini, a parte “Piccola” firmata dal solo Andrea Libero Cito e la traccia finale “Colazione” affidata come nel disco precedente a Marcello Faneschi, direttore d’orchestra e amico di Domenico Modugno, che mi onora della sua amicizia e stima”.
Uno dei brani più struggenti e intensi è “Monotono”, che nel suo incedere classico con un respiro da colonna sonora cinematografica intreccia due vite complicate: una persona cara a Renzo che non è riuscita a sopportare il proprio malessere mentale (“Il suicidio è un gesto villano, perché fai del male a chi ti ama, a chi resta e non comprende le ragioni di una simile scelta”) e un altro che affronta consapevolmente il proprio stato, aggrappandosi a Dio e a un sentimento non corrisposto. “Questi due uomini con problemi psichici hanno in comune un profondo amore per la vita e per l’amore stesso”.
Altre declinazioni dell’amore: quello passionale e carnale dell’incalzante “Sete” (“Un sentimento che avrebbe potuto durare una vita intera, invece ha concentrato tutta la sua forza in un’unica notte”) e quello dispettoso dell’ironica “Sottovuoto”, che in un mix di elettronica e archi invita a viverlo con il sorriso, perché “due innamorati non devono necessariamente combattere”. I protagonisti della tenera poesia “Colazione” sono la prova vivente che l’amore può resistere sereno nel tempo: “Si amano come il primo giorno, felici di aver costruito qualcosa insieme”.
La ballad percussiva “Piccola” parla delle rinunce dolorose che, anche inconsapevolmente, si compiono in nome della musica («Si teme di ferire l’altra persona, perché la musica pretende devozione assoluta; ma è solo colpa nostra se non ci avventuriamo nella vita”) mentre la filastrocca in musica “La fine del mondo” è «un inno alla tenerezza e alla bellezza che per fortuna ci circonda”. Il groove martellante di “Mio” è un baluardo contro chi vuole possedere la nostra anima: «Se non sono mio, come sarò mai tuo? Possiamo soltanto condividere emozioni insieme». Tanto groove anche nel brano “Amico” dedicato a «una persona con cui condividevo tutto e che oggi è distratto dal suo telefonino» per affermare più in generale che «stiamo sprecando tempo in fesserie”. L’elettronica “Non mi sopporto”, l’unica traccia del cd “Secondo Rubino” senza archi, è uno sfogo contro le proprie fissazioni inutili (“Io ho la mania dei cactus e di un preciso modello di accendini”) e contro segni di volgarità come le labbra rifatte oppure suonare il clacson appena scatta il verde al semaforo.
La scelta del titolo “Secondo Rubino” è una precisa dichiarazione d’intenti. “Io sono sempre arrivato secondo, ma quel piazzamento spesso si è rivelato una vittoria. Non mi sono mai sentito appagato, ho sempre fame. Mi auguro di non essere mai sazio, di nulla. E di non trovare mai il punto d’arrivo: voglio continuare a vivere… a gioire e soffrire”.