Published on Marzo 5th, 2014 | by Antonio Tortolano
Megamusic intervista Niccolò Bossini
Protagonista dell’intervista odierna su Megamusic è Niccolò Bossini. L’artista emilano è soprattutto conosciuto per essere da oltre 9 anni il chitarrista di Ligabue, ma la sua carriera è fatta finora di tanti progetti. L’ultimo, alquanto originale è stato #Acasatour, ovvero andare a suonare direttamente nelle case dei fan. L’esperimento è perfettamente riuscito e molto probabilmente sarà ripetuto in futuro. A ottobre è uscito #SecondoLavoro, il nuovo album da solista di Niccolò Bossini, che in passato ha fatto parte dei The Teachers, band che si è spesso esibita nel Regno Unito e che si è sciolta qualche anno fa. Con Niccolò Bossini parliamo di #AcasaTour, del suo rapporto con Ligabue e di tutti gli altri progetti. Il suo nuovo singolo è Alcatraz registrato ai Sound City Studios di Los Angeles (gli stessi di Nevermind dei Nirvana).
Niccolò, come nasce un progetto così particolare come A casa tour?
Suonare dal vivo, di questi periodi è sempre più difficile. Di conseguenza è sempre arduo far parlare di sè, prima c’erano le Fnac, adesso stanno scomparendo anche quelle. E così, ispirandomi a Foo Fighters e all’idea del garage, ho pensato a un qualcosa di più italiano, tipo il salotto. La fortuna è stata trovare lo sponsor giusto che coprisse tutte le spese e così è nato A Casa Tour.
I quattro “fortunati” in base a quali caratteristiche sono stati scelti?
Diciamo che in tanti hanno capito che non si trattava di un gioco. Certo bisognava avere i requisiti giusti. Il mio staff ha ricevuto tutto il materiale da chi sembrava realmente interessato e avesse la location idonea alle nostre richieste. La metratura a disposizione ad esempio era un parametro fondamentale. Alla fine abbiamo scelto quattro regioni diverse e così siamo stati in Sardegna, a Firenze, a Milano e a Pompei a casa di Martina, Stefano, Elena e Peppe. Ogni serata c’ha lasciato qualcosa di significativo che porteremo sempre con noi. Devo dire che anche a livello culinario siamo stati particolarmente fortunati.
A livello mediatico come è andato il progetto?
Direi molto bene, si è parlato molto di A Casa Tour. Ho fatto tante interviste e molta gente ci ha chiesto di poter andar da loro a suonare. Probabilmente in futuro ripeteremo quello che è un esperimento riuscito.
Avete avuto qualche problema di “abbondanza”?
No, anche perchè la produzione è stata molto efficiente. C’era chiaramente una lista che ci veniva consegnata preventivamente dal padrone di casa e che era necessaria per ottenere il pass. Le serate sono state all’insegna del divertimento e della musica.
Il tuo nuovo album da solista è #SecondoLavoro . Che bilancio senti di tracciare?
Ho avuto una sorta di svolta a livello di percezioni. Non parlo di numeri, ma di un qualcosa di positivo che sento ci sia stato. Ho la fortuna di lavorare da diversi anni con Ligabue, questo può facilitarti. Certo a volte c’è anche qualche pregiudizio, ma devo dire che sono molto soddisfatto del mio lavoro.
Tanti anni con Ligabue. Cos’ è cambiato nella tua vita?
Devo ammettere che l’incontro con Luciano mi ha cambiato la vita. Tra di noi c’è sempre stata un’umanità molto forte. Non ci sono mai stati momenti difficili e anche se ci fossero stati sarebbe stato facile superarli insieme.
Mi parlavi di pregiudizi, a cosa ti riferivi esattamente?
Credo dopo dieci anni di aver dimostrato di essere all’altezza. Penso che se non lo fossi stato, un personaggio dello spessore di Ligabue avrebbe fatto altro scelte e invece sono ancora qui. Qualcuno poteva pensare che io sia un privilegiato, le frecciatine degli invidiosi ci saranno sempre e il ruolo che hai qualcuno non te lo riconosce, ma penso che ognuno debba andare avanti per la propria strada e io sono orgoglioso di quello che ho fatto e faccio…
Il momento più esaltante di tutti questi anni con Liga?
Penso il primo, parlo del 10 febbraio 2005. Il provino, qualcosa di surreale, esaltante. Pur essendo della stessa zona, non avevamo mai avuto l’occasione di conoscerci dal vivo. Ricordo di aver suonato cinque pezzi e al terzo le sue parole sono state “Per me è ok, ci vediamo in studio”. E’ stata una sensazione fantastica.
Che ricordo hai del periodo con i Teachers?
Molto bello. Inizialmente eravamo una cover band. Poi siamo riusciti ad avere con noi un cantante inglese. Abbiamo suonato in Inghilterra facendo tante date, nel 2007 è arrivato il disco. Successivamente ci siamo sciolti, forse perchè non avevamo ottenuto quello che volevamo. Nel frattempo la nostra voce era tornata all’estero, abbiamo pensato di fare pezzi in italiano ma poi è arrivata la scissione. E’ stato un periodo importante della mia vita.
Meglio le major o le etichette indipendenti?
Se si parla di major, in questi casi, per ovvi motivi, mi tappo la bocca. Posso dire che le label indipendenti fanno bene a portare avanti progetti e ad essere ambiziose. Allo stesso tempo credo che il supporto di una major è indispensabile quando si parla di grandi numeri. Il mercato è molto cambiato, ci sono i talent e anche i discografici fanno fatica a tenere tutto sotto controllo.