Published on Novembre 17th, 2013 | by Antonio Tortolano
0Megamusic intervista Leo Pari
Megamusic vi propone oggi l’intervista a Leo Pari. Lo scorso 8 novembre è uscito Sirèna, il quarto album dell’artista romano che dal 2006 è stato protagonista di oltre 400 live. Sirèna è il secondo capitolo di una trilogia iniziata nel 2012 con Rèsina, album dagli ottimi consensi. Il sound folk scorre nelle vene di Leo Pari che vanta collaborazioni importanti come quelle con Simone Cristicchi e Niccolò Fabi. La versatilità ha portato Leo a farsi apprezzare anche all’estero, in particolare in Austria, Germania ed Usa
Leo, da pochi giorni hai pubblicato Sirena. Come nasce questo lavoro e quale riscontro ti aspetti?
Ci tengo a precisare che il titolo esatto dell’album è “Sirèna”, secondo volume di una trilogia iniziata nel 2011 con “Rèsina”. E’ un disco che nasce insieme alle canzoni che lo compongono, un poco alla volta, senza fretta. Un piccolo lavoro di artigianato, così mi piace vedere i miei dischi, immaginandomi lì a cesellare lentamente i suoni fino a raggiungere la forma desiderata. Questa volta non ho fatto tutto da solo come in “Rèsina”, ma mi sono avvalso del (fondamentale) aiuto di Mr.Coffee (Tiromancino, Niccolò Fabi, Roberto Angelini) per la produzione artistica e della mano inconfondibile di Tommaso Colliva per il missaggio. Ho fatto del mio meglio, è un lavoro del quale sono pienamente soddisfatto, spero che venga apprezzato.
Sesso, amore, riflessioni esistenziali, temi protagonisti dei tuoi testi. Come mai la scelta di puntare fortemente su questi aspetti nel tuo album?
“Sirèna” andrebbe ascoltato dopo “Rèsina”, solo così se ne può cogliere l’effettiva essenza. Perché è un disco che si muove un po’ per contrapposizioni rispetto al disco precedente. Se in “Rèsina” c’era la visione dell’amore come necessità e i sentimenti forti, quasi disperati, erano il filo conduttore dell’album, in “Sirèna”, forse anche grazie ad un periodo più sereno e felice che sto vivendo, ci sono meno nuvole ad offuscare il cielo. Quindi al posto della passione lancinante verso una sola persona c’è il sesso spensierato, l’amore è visto in chiave più ironica, e le riflessioni esistenziali, ammesso che ce ne siano, hanno un più ampio respiro.
Il folk in Italia, qual è il livello? Meriterebbe maggiore considerazione?
Quando si parla di Folk in Italia bisogna sempre fare una distinzione tra la musica tradizionale italiana, vedi ad esempio la Pizzica o i Canti Popolari, e il cantautorato, vero e proprio prodotto tipico degli ultimi 40 anni. Personalmente tendo a dare un’interpretazione al genere più vicino alla seconda definizione e credo che in questo momento il cantautorato italiano stia attraversando una fase assolutamente florida.
“Meglio una vita salutare che salutare una vita”. Quanto c’è di autobiografico in questo?
Moltissimo. Arrivati ad una certa età, 35 nel mio caso, ci si rende conto che c’è molto di più che alzarsi ogni giorno alle 12 e passare le notti a fare casino. Non credo più molto nella dicotomia “Sesso Droga Rock’n’Roll”, sono tre cose diverse e non obbligatoriamente associate.
Cosa ne pensi della crisi dell’industria discografica. Meglio le major o le etichette indipendenti?
Etichette indipendenti tutta la vita. Non sento un progetto interessante che parta dalle major discografiche ormai da anni; l’industria discografica è in crisi, è vero, ma l’arte non lo è affatto. Sono stato ad un live dei Calibro 35 pochi giorni fa, c’erano più di 1200 persone e moltissime con il vinile del loro ultimo lavoro sottobraccio… Di che crisi stiamo parlando?
Quali artisti o band apprezzi maggiormente, in Italia e non solo?
Sono un onnivoro di musica, ascolto veramente di tutto. Al momento sto in fissa con Willy Mason, Israel Nash e Yo la tengo, ma anche con quel rock folk americano metà anni ’90 tipo Pavement, Son Volt, Uncle Tupelo. Di italiano vi consiglio di fare attenzione a Dola J.Chaplin e al suo nuovo progetto The Elephant, One Man 100% Bluez, Operaja Criminale. Mi è piaciuto anche il disco solista di Appino, la parte meno metal però.
Oltre 400 concerti nella tua carriera, qual è il tuo rapporto con il pubblico?
Credo che la cosa più importante quando si fa un concerto sia divertirsi. Il pubblico lo sente, e si crea quell’empatia fondamentale per la buona riuscita di una serata. Io ogni volta che salgo su un palco cerco di dare tutto il meglio; ogni singola nota o parola ha per me una grandissima importanza.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Nell’immediato mi sto preparando per il Tour che inizia il 21 novembre e che mi porterà a suonare un po’ ovunque in Italia.
Da qualche anno poi ho fondato un’etichetta indipendente, la Gas Vintage Records, con la quale oltre a pubblicare i miei lavori, cerco di dare spazio e visibilità ad altri progetti. Sto infatti compilando il secondo volume di Gas Vintage Super Session, una sorta di raccolta del meglio dell’Indie italiano (almeno dal mio punto di vista) registrati live nei Gas Vintage Studios, che uscirà il prossimo giugno. Mi piacerebbe anche comporre le musiche per un film, chissà che non succeda prima o poi.