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Published on Gennaio 20th, 2014 | by Antonio Tortolano

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Megamusic intervista Io Non Sono Bogte

Un titolo dato a un album La discografia è morta e non vedevo l’ora non può passare certo inosservato. Parliamo dei Io Non Sono Bogte, band romana nata nel 2011 e che l’anno successivo ha interamente autoprodotto il primo lavoro. Un crescendo di consensi ha portato questa formazione ad essere notata dai grandi network e ad essere apprezzata in diversi contesti. Una grande della musica italiana come Elisa si è accorta di loro. Io Non Sono Bogte sono anche stati segnalati da Mtv come “Artista della Settimana”. Nello scorso ottobre la soddisfazione di essere selezionati per le Targhe Tenco mentre prossimamente parteciperanno a Musicultura. E intanto il 25 gennaio saranno ospiti della rassegna romana di Fusoradio. Io Non Sono Bogte sono: Daniele Coluzzi (voce e chitarra acustica), Carlotta Benedetti (chitarra elettrica), Federico Petitto (basso), Fabio De Angelis (batteria).

Avete festeggiato da poco i due anni di attività. Quale bilancio sentite di tracciare?

Tutto il primo anno siamo stati chiusi in sala prove a produrre l’album, arrangiando questi dieci pezzi che erano quasi tutti già scritti, alcuni sono anche abbastanza vecchi. Da novembre 2012 in poi invece è iniziato tutto quanto, è uscito l’album e non pensavamo di trovarci poi a girare tutta Italia per promuoverlo. Abbiamo avuto un ottimo riscontro, da Musicraiser alle testate giornalistiche, agli ultimi live siciliani, dove abbiamo avuto un’accoglienza che non ci aspettavamo!
Non ci siamo fermati un attimo, e ancora non ci fermiamo, quindi il bilancio è assolutamente positivo!

La discografia è morta e non vedevo l’ora”. Un titolo ironico e allo stesso tempo forte. Come è nato questo lavoro?

E’ nato tutto attorno alle canzoni, il gruppo stesso è nato attorno alle canzoni! Il titolo voleva essere sicuramente provocatorio, ma forse è stato interpretato in modo più duro rispetto a quello che intendevamo: la realtà è che oggi, da soli, c’è la possibilità di avviare un progetto musicale e, con impegno e determinazione, vederlo crescere, senza il bisogno di etichette discografiche e personaggi di filtro. E’ pur vero che però, quando poi il progetto cresce, pian piano si ha bisogno di una squadra e più in là di una vera e propria etichetta che produca le uscite successive.

Partecipare al concerto di Elisa che esperienza è stata? “La cosa più importante che tu stia male”, come spiegate questo pezzo? 

E’ stata forse l’esperienza più emozionante che abbiamo vissuto quest’anno. La canzone è piaciuta direttamente ad Elisa e siamo stati contattati per suonarla prima del suo concerto fiorentino. E’ una canzone autobiografica, parla di un amore finito male, di tutta la rabbia che questo comporta, ma anche della nostalgia e della delusione che lascia.

La discografia sembra essere morta davvero. Major ed etichette indipendenti, qual è il vostro pensiero?

Il pensiero è che già oggi, rispetto solo a un anno fa, le cose stanno cambiando molto, c’è più contaminazione tra major e indipendenti, coproduzioni  e crediamo che presto (come già in realtà sta accadendo) troveremo finalmente molti artisti indipendenti nei grandi network, pronti a proporre la propria musica grazie anche al supporto delle major.

Quali sono gli artisti e le band che hanno influenzato il vostro percorso e la vostra crescita?

Tanti italiani, dai grandi nomi degli anni sessanta/settanta agli attuali artisti della scena indipendente. Poi tanto punk, post-rock e ultimamente, inaspettatamente, pop da classifica!

Essere stati selezionati per le targhe Tenco cosa ha significato per voi?

Non ce l’aspettavamo assolutamente! Quando lo abbiamo letto, non ci credevamo. La candidatura era comunque per la finale, non è rientrata poi tra le cinque definitive, ma già essere arrivati a tal punto, con un album d’esordio completamente autoprodotto, è stata per noi la soddisfazione già grande.

Essere impegnati nel sociale e sensibilizzare su temi forti quanto gratifica un artista o una band?

Credo sia una delle cose più importanti, perché significa che il tuo lavoro è servito, anche nel piccolissimo, a smuovere qualcosa. E’ questo il fine di una produzione artistica e deve essere sempre questo. Il punto è che le canzoni dell’album sono tutte completamente autobiografiche, le questioni sociali sono sempre filtrate da un nostro vissuto: è bello sapere che delle vicende personali sono servite poi a sensibilizzare qualcuno su un tema sociale.

Cosa vi aspettate da Musicultura?

Musicultura è un’eccezione in Italia; i concorsi musicali sono tra le cose peggiori che possono accadere ad una band ed è per questo che partecipiamo veramente a pochissime situazioni. Musicultura è invece un concorso serio, ben radicato e può essere quindi una possibilità concreta per far crescere il proprio progetto. Non vediamo l’ora di partecipare all’audizione!

Qual è il vostro rapporto con il pubblico?

Tante persone che ci hanno scoperto tramite il web, o tramite i concerti, sono poi diventate anche nostre amiche, persone che ritroviamo sotto il palco e tutto questo è bellissimo. Creare rapporti grazie alla musica è ciò per cui vale la pena di continuare!

Progetti futuri?

Quest’anno saremo ancora in giro a suonare, stiamo preparando le date estive e sarà bello viaggiare, scoprire persone e luoghi bellissimi, come già sta accadendo. Nel frattempo cominceremo a lavorare al nuovo album, abbiamo già tantissimi pezzi pronti, stiamo valutando una produzione artistica, stavolta esterna, che li valorizzi. E poi c’è il video di Margareth nella testa, che uscirà a febbraio!

 

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About the Author

Nato a Cassino, ai piedi della celebre abbazia, sono cresciuto con la passione per lo sport e per il giornalismo. Roma prima e Milano poi mi hanno accolto per farmi compiere il salto di qualità. Lavorare in tv e per la carta stampata non mi bastava più e allora dal pallino per la rete ecco nascere lospaccatv, megamusic e lamiaradio, tre magazine online di cui vado fiero...



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