interviste

Published on Giugno 4th, 2015 | by Antonio Tortolano

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Maelstrom: Megamusic intervista gli Unfaithfull

Oggi Megamusic vi propone l’intervista agli Unfaithfull, una death/metal industrial band che lo scorso 18 maggio ha pubblicato Maelstrom, il secondo lavoro discografico. Abbiamo rivolto alcune domande ad Andrea Scansani, chitarrista, compositore e ideatore del progetto Unfaithfull, che lancia questo nuovo progetto, dai lui mixato e masterizzato,  sotto la Copro Records/Casket Music, etichetta inglese. I testi di Maelstrom sono incentrati sul futuro decadente, sull’uomo robot incapace di provare emozioni come ci racconta lo stesso Andrea…

Come nasce Maelstrom e secondo voi qual è l’aspetto dominante che lo differenzia dal debut album?

Maelstrom nasce dal desiderio di unire lo stile djent/Industrial Metal a qualcosa di più orecchiabile anche per i “non esperti del settore”, ossia fruibile anche da chi non è abituato ad ascoltare musica così dura e “quadrata”. Ci sono molti spunti decisamente Pop, ma non cade mai nel pacchiano tipico di generi come il Metal Core (alcuni critici ci hanno definito appunto Metal Core come genere… mi chiedo se basti un ritornello melodico per essere definiti tali).
Rispetto al debut album c’è innanzitutto l’uso di chitarre baritone, sonorità più Industrial (Synth, Pad, Sequenze, Beat) e una sessione ritmica molto più serrata e accattivante.

Due anni per questo nuovo lavoro. Qual è stato il momento più difficile nella realizzazione?

Sicuramente l’editing della batteria. Come molti sanno in questo genere non ci deve essere la minima sbavatura né imprecisione, sopratutto nella batteria. Sarebbe imperdonabile. Benché il batterista che ha suonato su questo album sia molto bravo, ho dovuto passare un mese a mettere a posto tutta la parte ritmica e a renderla precisa come un orologio atomico. Purtroppo i batteristi che sanno suonare questo genere senza la minima sbavatura (che è perdonabile durante un live, ma non su un album) sono veramente pochissimi.
In secondo luogo creare un “wall of sound” degno del genere, ma senza cadere in suoni già sentiti e risentiti. Ho speso parecchio tempo a cercare un suono che fosse sia sintetico e asettico durante le ritimiche serrate quanto caldo e corposo quando vengono utilizzati accordi più particolari, come nel pezzo “Non Newtonian Ego”.
E’ un difficile equilibrio tra uso di compressori, equalizzatori ed eccitatori di armoniche, nonché alcuni “trucchi del mestiere” che non svelerò a nessuno!
No dai ve ne svelo uno. Sono importantissimi i riverberi: nella fattispecie le “room” che si usano per le chitarre. Trovare quella giusta e darne il giusto volume nel mix generale scalda il suono e toglie quell’impressione che le chitarre suonino 20 metri avanti rispetto a tutto il resto. Ma se usi quella sbagliata, il risultato è terrificante.

Da cosa è dipesa la scelta dell’etichetta anglosassone?

Dal semplice fatto che in Italia non ci si può proprio fidare. Ti chiedono dei 5/10.000€ sull’unghia promettendoti mari e monti quando invece non fanno nulla e ti ritrovi ad avere dei debiti e basta.
Oltre ad avere un gusto veramente arretrato per quel che riguarda il metal: ci sono “critici” del settore che gli basta sentire un ritornello cantato col pulito e subito ti si scagliano contro con pareri del tutto arbitrari, quando tali non dovrebbero essere.
Qui in questo paese siamo ancora fermi agli anni ’80 per certi versi, oppure bloccati in una sorta di sillogismo “Strano=Bello” che io personalmente non ho mai capito!

unfaithfull1

Della scena internazionale quale death metal band apprezzate particolarmente?

Eh, sono così tante che non so da dove partire. Forse la mia preferita erano proprio i Death. Ma a pari merito metto i Carcass e i Soilwork, senza dubbio.

E in Italia c’è qualcuna che vi entusiasma?

No, per nulla. Il metal italiano mi ha sempre fatto abbastanza schifo. Salvo qualcosa dei Lacuna Coil, ma sono tutt’altro che death come genere. E mi piace qualcosa dei nostri concittadini Forgotten Tomb, un po’ perché sono di parte, un po’ perché anche se non mi piace per nulla lo stile norvegese (Doom/Black) devo dire che hanno degli spunti molto interessanti, anche se non sono mai risucito ad ascoltare un cd fino alla fine.

Qual è il vostro rapporto con il pubblico?

Tendenzialmente siamo molto simpatici giù dal palco! Sul palco siamo molto freddi, come dei cyborg. E’ un po’ il genere che lo richiede, diciamo.

I testi sono incentrati su un futuro decadente, l’uomo robot incapace di provare emozioni. E’ un’idea comune che avete tutti voi componenti della band?

Assolutamente sì, ma mi pare che sia anche evidente a tutti ormai. Ci si vergogna ormai a dire un “ti amo” o un “ti voglio bene” ma non ci si vergogna mai a tradire qualcuno o a fare certe cose assolutamente allucinanti al prossimo nostro.

La contaminazione di generi è presente al massimo in Ares. Cosa ci dite di questo pezzo?

Che ci è voluto molto a scriverlo ed arrangiarlo come si deve, ma devo dire che il risultato è più che convincente. Sono quasi otto minuti di canzone ma alla fine sembra che ne siano passati tre. Quando è così di solito vuol dire che l’arrangiamento è ben riuscito. Ares è la prova che non siamo solo Industrial come genere, ma che sappiamo ancora sfruttare tematiche più anni ’90, dove il Death era forse il genere dominante, almeno nella prima metà. Fatta eccezione per alcune band come i Pantera (che io amo), gli occhi erano tutti puntati su band come Carcass, At The Gates, Soilwork, Dark Tranquillity, In Flames, Death, Archenemy, ecc ecc…
Trovo che il Death come genere sia ancora molto attuale e la sua complessità rende possibile creare ancora qualcosa che, anche se non proprio innovativo, si ascolta con gran piacere. Basta mettere su un CD dei Septic Flesh (“Communion” in particolare) per capire di cosa parlo.

Progetti futuri?

Siamo già in fase di pre-produzione del prossimo album.
I pezzi saranno un po’ più progressive e ci saranno più spunti industrial per certi versi, ma per ora non dico nulla di più! Grazie del tempo dedicatoci, vi volevo ricordare che potete acquistare “Maelstrom” su Bandcamp, iTunes e su tutti i digital store.

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About the Author

Nato a Cassino, ai piedi della celebre abbazia, sono cresciuto con la passione per lo sport e per il giornalismo. Roma prima e Milano poi mi hanno accolto per farmi compiere il salto di qualità. Lavorare in tv e per la carta stampata non mi bastava più e allora dal pallino per la rete ecco nascere lospaccatv, megamusic e lamiaradio, tre magazine online di cui vado fiero...



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