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Published on Luglio 10th, 2013 | by Il Graffio

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Dam: il gruppo arabo israeliano il 19 luglio a Bologna

I Dam a Bologna. Si chiama Dabke on the Moon e potrebbe essere,a giudizio degli esperti, il fenomeno musicale di questa estate in Medio Oriente e non solo: un mix di atmosfere raggamuffin giamaicane e musica araba tradizionale fuse a ballate pop senza però dimenticare il classico beat tipico dell’R&B. Il cd è l’ultima l’ultima fatica del gruppo musicale dei Dam, tre ragazzi arabi israeliani di Lod (non lontano da Tel Aviv) che il 19 luglio, dopo un tour negli Usa e in Europa, dove sono molto noti, si esibiranno a Bologna nell’ambito della manifestazione Teatri di vita: cuore di Palestina. Dabke on the Moon segna un cambiamento deciso nelle atmosfere e nelle sonorità dei Dam: in precedenza, struttura delle canzoni e base musicale sono stati di diretta ispirazione americana, con un occhio particolare all’ Hip Hop della West Coast che ha avuto in 2Pac Shakur uno dei suoi maggiori esponenti. Ora invece i Dam pur restando ancorati ad un panorama musicale fusion lo ravvivano con la tradizione, visto che il Dabke è il ballo popolare palestinese e di altri paesi come Libano, Siria ed Egitto. Da anni sulle scene, i Dam (i fratelli Tamer e Suhell e l’amico di infanzia Mohammed) hanno cominciato giovanissimi alternando nella loro produzione musicale sia aspetti poetici sia tematiche coinvolte più direttamente nella realtà politica e sociale di arabi di Israele. Del resto la band, che canta sia in arabo sia in ebraico e anche in inglese, è considerata una di quelle in cui il messaggio politico non passa inosservato (e anche controverso) e nella loro carriera raccontano di essersi scontrati sia con le “pressioni dei servizi di sicurezza israeliani” sia con i clerici musulmani e le fasce più retrive palestinesi a cui la loro musica, il rap, non piace perchè ritenuto contrario all’Islam.

“Da quando abbiamo iniziato a scrivere musica – osserva Tamer – ci siamo sempre concentrati sul messaggio di protesta per denunciare le condizioni dei palestinesi sotto occupazione” e per cercare di “smuovere le coscienze del popolo israeliano” che, a suo giudizio, “è imbevuto di propaganda“. “Ma abbiamo sempre cercato – aggiunge – di mostrare il lato umano e non solo quello politico del conflitto”. Per spiegare il significato del titolo del loro ultimo album, Tamer ricorre, con il suo punto di vista sul conflitto,  all’ultima guerra a Gaza di novembre scorso: “da una parte – dice – si scavavano tunnel necessari a far entrare generi di prima necessità e allo stesso tempo negli Stati Uniti si lancia un nuovo programma spaziale per raggiungere la luna”. Per la band, il titolo vuole tracciare un parallelismo “tra le aspirazioni di libertà del popolo palestinese” di Gaza e quelle americane, “proiettate verso lo spazio e le stelle”. Dell’album (11 tracce) fa parte Mama I fell in love with a jew (Mamma mi sono innamorato di un ebrea): storia in musica, tra ironia, paradosso e allusioni sessuali, di un colpo di fulmine tra uno dei membri della band e una ragazza ebrea.

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About the Author

Sono nato a Genova. Chi legge lospaccatv.it mi conosce bene, ma analizzare il mondo della televisione è solo una delle mie passioni. La musica scorre nelle mie vene già da quando band come Dire Straits e Cure dominavano le scene. Cinema e teatro sono gli altri miei vecchi amori. Chi non segue megamusic non ama la musica…



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