interviste

Published on Luglio 1st, 2014 | by Antonio Tortolano

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Attraverso. Megamusic intervista Romina Falconi

Si chiama Attraverso ed è il secondo EP della trilogia Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio. Parliamo di Romina Falconi, giovane artista romana, che in pochi anni ha già raggiunto palcoscenici importanti. Notata da Gigi Sabani che l’aveva voluta nei suoi ultimi tour, la cantante capitolina nel 2007 ha partecipato a Sanremo Giovani con il brano “Ama”. Per lei un buon riscontro da parte di critica e pubblico e un contratto con la Universal. Ha lavorato successivamente con Big Fish, Nesli e Immanuel Casto. Proprio con quest’ultimo Romina Falconi avvia una proficua collaborazione che la porta anche a duettare con l’artista lombardo. Per Romina anche l’esperienza ad X Factor nel 2012, notata dal sempre attento Morgan, oltre ad essere stata la corista di Eros Ramazzotti. Romina Falconi, infatti, è da sempre legata al mondo gay e dichiara di essere stata cresciuta a Roma, nel quartiere Torpignattara, da un transgender di nome Gio che è diventata per lei come una seconda mamma. La nostra intervista…

Romina, sei soddisfatta del riscontro che ha ottenuto finora “Attraverso”?

Tantissimo! Addirittura il risultato ha superato le aspettative, nel senso che avendo un piccolo team(ma per me grandissimo) con autoproduzione non credevo di incontrare persone per strada che conoscono certi miei brani a memoria. E’ stato come aprire gli occhi all’improvviso e vedere tutto più colorato. Ho scritto per anni canzoni mentre cercavo una soluzione, il modo di farle ascoltare al pubblico. Per molto tempo mi sono sentita abbastanza sola da ripetere: forse queste canzoni resteranno in questa camera perché è difficile il mondo musicale di questi tempi. Ed invece credo di aver fatto un passo importantissimo. La scelta coraggiosa di investire i propri sacrifici, il proprio tempo in mano ad un futuro poco certo farebbe paura a tutti quelli come me. Alcuni ragazzi sapranno sicuramente a cosa mi riferisco. La scorsa settimana una radio in Toscana (Radio Stop) mi ha premiata perché ero la cantante più richiesta. Quando mi hanno consegnato il premio: “possibile che la gente abbia chiamato in radio per richiedere una mia canzone??”
Bellissimo rendersi conto che in questa vita davvero tutto è possibile, soprattutto quando si è perfettamente cosci di avere un progetto particolare e piccoli mezzi a disposizione. Bisogna avere abbastanza coraggio da non voler mollare…

Con Immanuel Casto, un rapporto che va oltre il lavoro. Come è nata l’idea di duettare con lui?

Ho cantato con lui due volte negli ultimi anni. Per due canzoni diversissime ed ironiche. Questa volta, per il mio progetto, avevo una canzone tra le mani molto “pericolosa”: avevo scritto un testo pensando a chi chiude una porta per sempre e non sa cosa lo aspetterà in futuro, la protagonista del brano è un transgender (il simbolo del cambiamento fisico ed emotivo). Sono cresciuta per tutta l’adolescenza con Gio’, una trans che mi è stata accanto e che mi ha lasciato tantissimi insegnamenti, dunque il tema mi sta molto a cuore. La canzone è “Eyeliner”, oltre alla figura del transgender ho pensato anche di descrivere chi ha una doppia vita, chi subisce una condizione, limitandomi a descrivere una storia, uno stato d’animo.
Volevo arricchire questo brano ed ho subito pensato alla voce calda e forte di Immanuel. Ha accettato subito ed io sono stata felicissima. Ci sarà un video che stiamo finendo di girare.
Le scene sono tanto crude quanto “vere”, ossia descrivono una realtà. E’ il video più rischioso che abbia mai fatto ma sono molto fiera di risultare schietta anche affrontando temi così seri. E poi il mio partner è un complice perfetto per rischi come questo. A costo di essere criticata sarò sempre per la verità.

La tua è una storia particolare e suggestiva. Quanto c’è della tua vita nei testi?

Nei miei testi ci sono i miei occhi. Quando finisco di scrivere e rileggo mi accorgo che adoro descrivere gli attimi. Mi piace fare un fermo immagine di quello che si prova quando, gioco a fare la fotografa. A volte mi piace pensare che le tante vite che mi sento sulle spalle siano state utili per arrivare ad essere quella che sono. Mi sono persa tante volte e sono stata molto cattiva con me. Ho scritto queste canzoni come fossero salassi. Ho capito che non riuscivo a fare testi “diplomatici”, dovevo scoprirmi e l’ho fatto.
Vivevo con i vestiti smessi di mio fratello da piccola e poi mi sono ritrovata in tournée nei posti più belli grazie a Ramazzotti. Ho iniziato a cantare al pianobar che avevo 10 anni e mi ripetevo che anche se non potevo permettermi lezioni di canto comunque cantare di fronte ad un pubblico era una scuola. Ho fatto mille lavori e frequentato gente brava ma anche ragazzi che rubavano, facevano dei gran danni, li ho fatti anche io. Poi mi sono ritrovata a Sanremo con i giornalisti che mi facevano un po’ paura  perché “e chi l’ha mai fatta un’intervista!”. Ho venduto le aspirapolveri porta a porta, dovevo convincere le persone a farmi entrare in casa loro per dimostrare quanto l’aspirapolvere era forte nella lotta contro gli acari. L’altro giorno mi ha fermato una bimba per chiedermi l’autografo, abbiamo fatto foto e riso, dopo un po’ sono arrivati altri bambini incuriositi, sorridevo come una scema. Arriva la mamma della bambina e mi fa: ”Quanta pazienza hai e come sei disponibile con tutti questi bimbi, è bello che accetti di fare foto con loro!” le ho risposto: ”Signo’, vendevo i folletti, in questa situazione non sto avendo pazienza, sto ricevendo un regalo!”

Qual è il tuo rapporto con il pubblico? Soddisfatta dei live di Milano e Roma e dell’evento benefico in Toscana?

Tantissimo! La cosa che mi piace di più è che le persone che mi seguono hanno tutte le età e sono educatissime! Sono molto fiera di lasciare anche un segno piccolo-piccolo. La mia teatralità nella vita è sempre stata un po’ un problema per me. Si rischia di risultare eccessivi, non facili a prima vista. Ho notato che questo mio lato teatrale nei live invece piace. E che soddisfazione! Quando poi incrocio lo sguardo di qualcuno che, mentre canto, canta con me non solo il testo ma pure i cori, mi viene voglia di fermarmi, scendere dal palco e andare ad abbracciarlo. Quanto è bello essere compresi! Il live mi rigenera ogni volta. Sento l’applauso e penso che è valsa la pena di vivere contratti castranti, non fare vacanze da chissà quanto tempo, aver ricevuto tutte le porte in faccia che ho avuto… Quel momento mi ripaga di tutto.

Che ricordo hai del periodo da corista di Eros Ramazzotti?

Ricordo di quando mi sono trovata sullo stesso palco, alla primissima data, con Gary Novak, Mike Landau, Reggie Hamilton, ed ho realizzato che cantavo con gente che suonava con Michael Jackson (e altri mille Colossi), ho allontanato il microfono ed ho detto- mentre eros cantava di fronte alla folla urlante-:”Merda, ma sono morta e finita in paradiso?”
Ricordo che Eros, sempre serissimo ma con un senso comico incredibile, durante l’assolo di chitarra di “I belong to you”, prima che io facessi l’acuto, mi faceva all’orecchio delle battute e si aspettava che restassi seria, mi faceva duemila scherzi. Ricordo tutti gli addetti ai lavori, per un anno a vagabondare di qua e di là con me, diventare dei veri e propri riferimenti per me. Ricordo che a Caracas cantavamo all’aperto e con le luci sul palco avevamo le falene grosse quanto una padella, non la smettevo di saltellare, Eros mi si avvicina e mi fa: “Come siamo energici oggi!” ed io: ”no è che me fanno paura le farfallone!” Ricordo un uomo che avrebbe potuto perdere la testa anni ed anni fa con tutto quel successo e persone intorno pronte a coccolarlo, che invece di stare in hotel a fare il divo, veniva ore prima del soundcheck per giocare a pallone con i tecnici nel palazzetto vuoto. Da lì ho capito che chi è forte davvero, è anche il più umile.

E di Sanremo? Riparteciperesti alla kermesse?

Sanremo è stato il mio debutto, la mia favola reale. Guai a chi mi parla male di Sanremo: è l’unica manifestazione musicale che dura da tantissimi anni e che da spazio a tutti, famosi e non. Vorrei ripartecipare con Immanuel Casto e fare una piccola rivoluzione. Per la prossima edizione ci voglio provare. Chissà…

X Factor invece che esperienza è stata? Come giudichi i talent?

Il talent è molto pericoloso ma è anche l’unica possibilità che ha un giovane per farsi vedere da un pubblico vasto. Le case discografiche oggi sai cosa dicono se non sei famoso? “prova a fare un talent e poi vediamo…”. Il problema dei talent sai qual è? E’ che sono gestiti più dagli autori televisivi che dai discografici, intenditori di musica e addetti ai lavori. So, per esempio, che in America gli autori hanno spazio fino a metà programma, dalla metà in poi sono i discografici che entrano in scena e studiano bene il modo di far valorizzare i cantanti in gara. Qui non è proprio così, le discografiche entrano in scena quando già più o meno si percepisce chi va sul podio. Molti ragazzi partecipano convinti che la loro vita avrà una svolta. La carriera musicale è sudore e prove su prove. E’ molto raro che un televoto abbia il potere di rendere longeva una carriera. Ma spiegarlo è dura e a volte sembra un abbaglio. Io ringrazio il cielo per aver fatto il percorso inverso: prima Sanremo e tour, poi il talent.

Cosa ne pensi dell’industria discografica? Meglio le major o le etichette indipendenti?

Meglio le indipendenti. Per carità, è un mio modestissimo parere ma trovo che le major non abbiano il numero di dipendenti giusti per seguire tutti gli artisti che hanno. Ad oggi si punta più sul brano che sul cantante. Già è difficile in una vita INTERA diventare popolari, figuriamoci se uno ha a disposizione solo una canzone!
Vero è che i soldi per investire non ci sono più. C’è una discografica che stimo tantissimo perché crede nell’artista e lo segue passo a prescindere dal risultato iniziale: Caterina Caselli.
Poi diciamocelo; una come me che è stata bloccata per cinque anni con una major come un cane lasciato dentro una macchina a ferragosto, tende a rispondere con il tono eroico che aveva Carmelo Bene: LE INDIPENDENTI 😉

Progetti futuri?

Un tour e il terzo ep “Un filo d’odio”, altri video, altri festival. IL festival con Il Casto Divo: ripeto, è un desiderio; un desiderio (come quelli che ho avuto in passato) su cui voglio lavorare. Perché se non avessi lavorato sodo dopo un desiderio adesso magari, caro Antonio, starei a suonare alla tua porta ed esordirei più o meno così:”buongiorno Signore, sono Romina Falconi, lo sa che un acaro arriva a fare fino a trecento uova in una volta? ” 😉

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About the Author

Nato a Cassino, ai piedi della celebre abbazia, sono cresciuto con la passione per lo sport e per il giornalismo. Roma prima e Milano poi mi hanno accolto per farmi compiere il salto di qualità. Lavorare in tv e per la carta stampata non mi bastava più e allora dal pallino per la rete ecco nascere lospaccatv, megamusic e lamiaradio, tre magazine online di cui vado fiero...



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