interviste

Published on Luglio 13th, 2014 | by Antonio Tortolano

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La via della salute. Megamusic intervista i Fedora Saura

Lo scorso 9 giugno è uscito La via della salute, il secondo album dei Fedora Saura. La band del Canton Ticino propone un lavoro piuttosto elaborato e provocatorio dove  si fondono più generi. No wawe, samba, jazz core, reggae e prog vanno a comporre un album dal sapore anticapitalista e anticristiano. I Fedora Saura sono: Marko Miladinovic, Zeno Maspoli, Marco Guglielmetti, Claudio Büchler e Giovanni Cantani. Abbiamo rivolto alcune domande alla band svizzera che risponde in maniera decisamente pepata…

 “La via della salute” è appena uscito. Quale riscontro vi aspettate da questo lavoro?

“È molto semplice: mi aspetto tutto. Al punto in cui siamo, questo lavoro è tutto”. Scrisse Artaud a Ida Mortemart alias Domenica. Per noi invece, come un titolo, non è tutto ma moltissimo.
Le aspettative si hanno per essere eluse… ed è tanto sai, se qualcuno ascolta il tuo disco per intero.

 Il titolo dato all’album sembra quasi essere una ricetta per uscire dalla crisi che ci attanaglia. E’ così?

Se non è così, è così così… “Ma cos’è questa crisi? Paraparappa…”
A te sembra, ebbene! È un bel modo di dire che la verità non vale più la parvenza!

Non abbiamo ricette, bensì soltanto un elenco dei veleni:
Il dovere, la vendetta, la volontà, la vergogna, la colpa, il perdono, la fratellanza, la misericordia, la pazienza, l’anima, la castità, l’utile, la contronatura, il salvatore, la tentazione, l’aldilà, il risentimento, il mondo vero, bene e male, l’innocenza, l’uguaglianza, omobitransetero, la compassione, il giuramento, il rancore, la pietà, il rimorso, la proprietà, il pentimento, la fede, la potestà, la speranza, il castigo, la festività, la scelta, il premio, il peccato, la redenzione, il bene–in–sé, la cosa in sé, la libertà…

…le ricette le danno le nonne, i preti, le trentenni naif, i giornalisti, i talk show, le pubblicità, i portinai, i poliziotti, i politici, i dottori, le persone al bancone di un bar…. insomma, i lussi della vita! …ma la felicità… quella… se la si tocca cade di mano e se non cade non la si può raccogliere!
…è senza limite, viene e va, va e viene… e se si ferma si chiede: “non era qua?”…

Nel manifesto della suddetta è scritto: “La via della salute non è una via ma molte, non questa o quella, a patto si percorra senza scelta. Da un grande dolore può nascere una salute di ferro, una grande felicità, un ipocondriaco oppure un cristiano”.

A ogni modo e in ogni via, per il buon defecare, il buon sonno, il buon mattino, il buon pensiero… Fedora Saura consiglia la dieta mediterranea. E l’ascolto di Modugno. …ma tra me e il lettore sappiamo, ogni indicazione è un’altra qualsiasi.

In cosa si differenzia l’album rispetto a quello d’esordio?

Muscoli in musica / Scelta degli uguali è un disco cristiano. Era necessario per togliersi di dosso quei duemila e poco più danni di invenzioni linguistiche tarantolate che una volta dette, non si sa dove vanno a finire. Un torto lo si vede, ma la colpa? La povertà è chiara, ma che è la miseria? …Non so, non so… ma mi gioco la falange che per i misericordiosi tutto è miseria!

Noi riconosciamo che, come la divinità e la nobiltà sono tali poiché molteplici, la sessualità è cosa troppo vasta per farne dei generi, ma una volta fatti, non ci sorprendiamo se ci rendono dei degenerati… degli eterobitrinomotransessuali.
….e ci commuoviamo a leggere il Satyricon del Petronio… e anche rivedere quello di Daniele Luttazzi… d’altronde oggi, per qualche libertà, ci basta una recinzione.

Tutto sommato, ritornando al disco di esordio, è primordiale, anche prematuro… ma è sempre così… si scrive una pagina e si è a quella dopo… ma bisognava farlo per arrivarci, per rimandare il finale alla seguente pagina… ed è sempre la penultima.
…e poi… come molti uomini… noi non possiamo neppure immaginare con quali eccezionali capolavori avremmo potuto confrontarci – superiori a quelli già fatti!… se soltanto l’artista avesse potuto rifarli una volta in più!

Ma oggi risplende la via della salute, dai tempi bui dalle poche pretese… “Europei! Ancora uno sforzo per essere laici!”

 Gaber, CCCP e tante contaminazioni di generi. Come nasce il vostro progetto?

Nasce per imitazione o idolatria… Come qualsiasi cosa… da bambini… tutto è già contenuto sì… ma bisogna trovare delle vie di fuga… e sono sempre gli altri… Ben presto svanisce l’imitazione… ci vuole un po’ di più per liberarsi dall’idolatria…. ma per quella basta guardare altrove da ciò che si è guardato fino a quel momento.

A ogni modo, come detto… Fedora Saura è una cavallina storna “di manifesta superiorità”, oggi ritirata dalle corse senesi. Dopo averla conosciuta al Palio di qualche anno fa, la reinventammo come “Fedora Saura – duo bagattelle”, un espediente per portare in scena, insieme a Zeno Maspoli alle percussioni, le poesie e i monologhi di Marko Miladinovic.

Il primo disco, “Muscoli in musica / Scelta degli uguali” 2012 d.C. (presentato nella Mole Vanvitelliana di Ancona per MEDITERRANEA 16, Biennale dei giovani artisti europei), giunse grazie all’incontro con Giovanni Cantani, allora produttore e oggi bassista e percussionista.
Mentre con questo disco (“La via della salute” 125 d.N.), sono entrati a far parte del complesso Marco Guglielmetti (polistrumentista e arrangiatore), Claudio Büchler al piano e la cantante lirica Sandra Ranisavljevic.

 Anticapitalisti e anticristiani. Ma qual è il vostro rapporto con il pubblico?

Il capitalismo e il cristianesimo sono conseguenze della stessa decadenza intellettuale, essere contrari a questa decadenza, senza ironia… è cosa che accresce l’affetto e la fiducia per l’altro.
Come fa quel proverbio impopolare… “Fidarsi è bene, senza fede è meglio”?
Riguardo al pubblico… il Pasolini degli scritti corsari scriveva che non v’è autorità all’infuori di quella che dà il pubblico. Così è per tutti… d’altronde il pubblico non è che lo specchio dell’artista. E noi di questo riflesso, lo dico… andiamo fieri.

Si ride molto e bene ai nostri concerti… avanspettacoli… come chiamarli…
Anche si pongono nuovi e vecchi quesiti e naturalmente si balla. Qualcuno insulta, un altro si arrabbia. Sono meravigliose queste reazioni… mi prendessero a pugni saprei che farmene… una gag… e via alla prossima parola, battuta, rissa, jingle, canzone, inciampo…
È bello vedere questo pubblico di vecchi e di ragazzini… che non danno congedo a nessuna età!
…è tra loro che sta quel gioco di prestigio… un sussulto, un applauso incontinente, come per un passo di danza di Zidane, così per Fedora Saura. Con noi il pubblico fa la sua felice ricreazione.

  Quali sono le band e gli artisti che hanno influenzato il vostro percorso?

Nel ventaglio dei degeneri, chiunque di noi ha ascoltato moltissima musica. Uno è zappiano, l’altro, caso unico, ascolta ciò che gli piace… un altro proprio tutto… e così via…Ma non solo di musica è fatta la musica… io che scrivo a dodici anni ricevetti la cassettina di Experimental Jet Set Trash and No Stars… a quattordici anni lessi il mio primo libro, prima mi annoiavano… Bukowski… mi consigliò Lo straniero di Camus e i Karamazov di Dostoevskij… così ebbi accesso alla letteratura… poi Bukowski naturalmente scomparve perché inferiore… così scomparve Camus, dopo l’uomo in rivolta e altri… Sade, Deleuze, Masoch, Klossowski, Nietzsche, Eliot, Michelstaedter, i greci… Kafka, Poe… Borges! Le avanguardie, Russolo, Boccioni… Duchamp su molti, Bacon su altri,.. John Cage… poi gli italiani, i grandi italiani, Dossi, Ciampi, Antonioni, Manzoni, Petri, Pavese, Pizzuto,… è sempre un casino quello delle influenze no? Ognuno è più bello e forte dell’altro, finché l’altro non ritorna per riaffermarsi… e si riscopre… si scambiano continuamente…
Sembra una risposta un po’ insolente, piuttosto inconcludente, se ne dimenticano tanti, altri si aggiungono per inerzia… meglio non rispondere più!

Invece quando si crea… ognuno di noi mette sul tavolo quel che di benriuscito conosce, e così soltanto si diventa migliori… a confrontarsi con quelli… è solo la nostra onestà intellettuale che rimane… e ci fa sì tradire… ma anche dire.. nell’arte non c’è imbroglio e tuttavia chi imbroglia non si sa.

La crisi dell’industria discografica. Qual è il vostro pensiero, meglio le major o le etichette indipendenti?

Meglio un mecenate, che dia qualche miliardo, la servitù e un castello, e chi lavora più. Se rivuole i soldi, bastano gli interessi.

 A che livello è, attualmente, la musica in Svizzera?

Più artisti vi sono, maggiore è il ventaglio delle invenzioni celate dall’oblio. In Svizzera la musica è come nel resto dell’Europa: un po’ americana e un po’ inglese… E un po’ è tanto bella che nessuno si chiede da dove proviene. Ma è così… ci vuole di tutto un po’ per rendere un uomo felice.

E la Svizzera che è… il cuore dell’Europa, mica la ragione… per cui non se ne faccia un dramma.

I vostri progetti futuri?

Non c’è che il futuro! Se stiamo pure a progettare… sì, ci saranno i concerti certamente!… ma si fa presto a farne un passato. Siamo artisti, non desideriamo che superare noi stessi, e ciò avviene naturalmente e naturalmente avverrà, fino all’inorganico, ma da qui a dieci anni ci scappa anche il capolavoro… e sia! …il prossimo disco!

 

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About the Author

Nato a Cassino, ai piedi della celebre abbazia, sono cresciuto con la passione per lo sport e per il giornalismo. Roma prima e Milano poi mi hanno accolto per farmi compiere il salto di qualità. Lavorare in tv e per la carta stampata non mi bastava più e allora dal pallino per la rete ecco nascere lospaccatv, megamusic e lamiaradio, tre magazine online di cui vado fiero...



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