Published on Febbraio 13th, 2014 | by Antonio Tortolano

Megamusic intervista Nyls

Oggi vi proponiamo l’intervista a Nyls. Parliamo di un giovane cantante francese, di origine abruzzese, che  sta avendo un notevole seguito non solo oltralpe ma anche in diverse Paesi europei e in Giappone. Il suo nuovo album è Nightlife che segue a Kairos, disco d’esordio, entrambi realizzati con la Icon Records France. Questo nuovo lavoro è cantato da Nyls interamente in inglese. L’artista transalpino può contare su una nutrita schiera di fan sia su Facebook che su Twitter. Il nuovo singolo Ecstasy ha suscitato delle polemiche in Francia ed è lo stesso Nyls che ci spiega cosa esattamente è successo, oltre a parlarci del suo percorso artistico e dei suoi progetti.

Nyls, Nightlife ha avuto un riscontro positivo. Quale bilancio senti di tracciare?

È sempre una sfida quando si pubblica un nuovo lavoro discografico. L’industria di questo settore è cambiata così tanto negli ultimi anni che non ci sono più regole certe, se non quella di continuare a lavorare tanto e con autenticità. ”Nightlife” è il mio primo album in inglese e ammetto di aver dovuto faticare tanto con la mia casa discografica  molto di più che per il mio primo album ”Kairos”, cantato in francese. Pero, ne è valsa la pena se vedo il modo in cui è stato accolto… Non so come spiegarlo, e non credo si possa spiegare il perché, ma ovviamente è un bilancio positivo e spero di non deludere il mio pubblico in futuro. Tra l’atro “Nightlife” uscirà anche in Giappone a fine marzo, in una versione completamente inedita, sia per le versioni contenute sul disco che per la copertina.

Come nasce artisticamente Nyls?

Credo da sempre di sapere che scrivere e cantare era quello che volevo fare. Com’è avvenuta la cosa è tutt’un’altra storia! Qualche anno fa, alcuni amici  mi parlarono di un casting organizzato a Parigi, cercavano cantanti. Quando sono arrivato li, c’erano più di 400 persone, e subito ho capito che quello che cercavano non faceva al caso mio. Volevano creare una band, mentre io arrivavo lì con dei demo miei in tasca. Mi sono presentato, davvero in maniera non molto convincente. Non sono stato selezionato ovviamente, ma ho colto la palla al balzo dando a un membro della giuria, Alexander Von Perl il cd che conteneva i miei demo. L’indomani, mi richiamò per dirmi che aveva sentito i brani  e che mi voleva presentare a Frédéric Messel, presidente della Icon Records Francia. Quando ci siamo  incontrati, abbiamo parlato molto, di quello che loro cercavano e di quello che io volevo e c’è stata subito intesa. Una settimana dopo ero in studio di registrazione per registrare “Kairos”, il mio primo album.

Ecstasy ha sollevato delle polemiche da cui ti sei difeso. Cosa ne pensi delle critiche che hai ricevuto?

Quando abbiamo pubblicato il terzo singolo di  “Nightlife”, “Ecstasy”,  è arrivata a sorpresa una denuncia da parte del Comitato Europeo di Lotta Anti-Droghe, secondo loro il testo di Ecstasy era “un incitamento  per il mio giovane pubblico al consumo di droghe”. Sono rimasto molto sorpreso e un po’ deluso di questa accusa. Sorpreso di vedere quanto a volte, certe  istituzioni possano semplicemente giudicare in modo molto riduttivo, senza cercare il vero significato dietro un testo. Poi purtroppo, questo diventa subito un contesto favorevole a delle polemiche inutili e certi media si nutrono di menzogne. Ma alla fine non è importante, perché tanto non comprometterò mai la mia integrità artistica di fronte a questi comportamenti. Chi mi segue e ascolta le mie canzoni sa benissimo quello che davvero intendo con le parole che canto.

Quale differenze noti tra il pubblico francese e quello italiano?

Il pubblico francese è molto più riservato. Non lo dico per parlarne  male, ma è meno dimostrativo in modo generale. Rimpiango a volte la mancanza di sostegno dei media francesi con gli artisti nazionali. Ricordo che quando in Italia si è saputo che ero in parte abruzzese, tanti media come Vogue Magazine, Max Magazine, Starvoices, Young Magazine… ci hanno sostenuto nella promozione del disco.  Hanno dimostrato affetto intuendo che mi sentivo felice di portare in giro per il mondo  un po’ di cultura italiana. In Francia purtroppo, puoi essere anche il numero uno in Giappone pur essendo francese ma non ti danno retta più di tanto. Ma per entrambi i pubblici, ritrovo una fedeltà incredibile nell’ amore delle persone che mi seguono,  alla fine direi che poco m’importa delle origini, la loro energia è unica e autentica.

In Francia si tutela molto di più la musica nazionale. In Italia le radio dovrebbero trasmettere più musica italiana?

In Francia tutelano di più la musica nazionale in radio non per voglia ma per legge, perché altrimenti, le mentalità radiofoniche sarebbero sempre quelle: prima gli artisti stranieri e poi quelli del paese. È un peccato perché dovrebbero anche sostenere le produzioni nazionali che onestamente reggono in termine di qualità. Poi cosa assurda, che sto proprio sperimentando, chi è francese ma canta in inglese viene considerato come “fuori quota” dal Comitato di Censura Audiovisiva (il CSA), fanno quindi confusione con troppe cose. Se canto in un’altra lingua non significa che non apprezzo la mia tradizione.  Sono leggi un po’ riduttive purtroppo. Peccato.

Cosa ne pensi della crisi dell’industria discografica? Meglio le major o le etichette indipendenti?

È una crisi senza precedenti. In un senso, era ovvio che doveva arrivare. Nonostante  faccia parte di questo sistema, ho sempre criticato i prezzi troppo alti dei dischi qualche anno fa. Questo sistema non poteva più andare avanti così, la gente non è stupida e capiva gli eccessi finanziari di questo ambito. Quindi in questo senso, è un buona cosa. La brutta cosa è che sono passati da un estremo all’altro, monetizzando oramai ogni singola scelta artistica. Prima, quando si poteva magari “sbagliare” una scelta, te la perdonavano, ma ora, è tutt’un’altra cosa purtroppo.
Essere in una Major permette  ovviamente più libertà a certi livelli, ma è un compromesso. Il compromesso tra essere esposto in modo più rapido e ampio e la propria integrità artistica. Bisogna sempre difendere le proprie idee e comporre con un team affiatato, finché siano tutti convinti della tua scelta. Non è sempre facile onestamente. Ma lavorando così s’impara anche molto da chi lavora in quest’ambito da anni. Per quanto riguarda le etichette indipendenti, credo siano  anche loro molto potenti, spesso hanno scoperto talenti, il cui successo è stato a volte mondiale. I sistemi di produzioni e promozioni seguiti da loro rimangono più o meno gli stessi delle Major, sono forse anche più innovativi a volte! L’unica cosa che forse può divergere in certe situazioni è il budget, ma l’essenza della creatività è sempre quella.

Quanto sono importanti per te i social network e il web in generale?

Sono una persona molto discreta ed essere attivo sui social network è proprio una fatica per me. Come ho detto prima, non sono mai stato uno a cui piace mostrare tutto, dire troppo. Il silenzio mi piace di più. Non dico che non mi piacciono, anzi, credo di aver trovato il mio equilibrio comunicativo con loro. Gradisco ogni tanto comunicare direttamente con chi mi segue, anche se non posso rispondere a tutti. Ma è un privilegio enorme  poter scambiare parole con persone che ti aprono le loro vite, il loro cuore.

 Favorevole o contrario ai talent show?

Domanda difficile! Hanno delle cose buone e altre che mi piacciono di meno. Tra i punti positivi, direi che ti dà accesso alla notorietà in modo molto più facile. Ma questo è anche un punto negativo, perché se ci arrivi senza il materiale giusto, intendo quello che proprio ti definisce come artista, allora è pericoloso, perché vieni introdotto al grande pubblico con un’immagine che ti sarà poi difficile da cambiare. Sono una persona di natura discreta, non mi piace neanche il fatto di mostrare tutto. Credo che nella vita, ci sia bisogna di tenere dei momenti per sè. Per me, incidere un disco è un momento molto intimo, in cui si svela l’anima, deve essere un cammino, una riflessione emozionale, una maturazione. Per tutto questo ci vuole tempo, e in questi talent show il tempo non c’è. E’ quello che più rimpiango. Sono una persona che ha bisogna di riflettere, di prendere il tempo. Non mi piace il fatto di dover svelare tutto nel giro di un’attimo per alimentare un sistema che ci spinge sempre a pensar meno. Quindi direi piuttosto contrario per questo motivo, perché come nella vita, la cosa più importante in fondo, è la libertà di pensare e di diventare quello che vogliamo essere.

Quali sono gli artisti che hanno influenzato il tuo percorso?

Tanti! Ho gusti molto eclettici. Indubbiamente, sono cresciuto al suono di artisti fondamentali del pop come Madonna o Michael Jackson. Poi mi piacciono anche cantanti un pò meno conosciuti, come Zola Jesus, Donna Lewis. Ascolto anche tanta musica rock, ska (Red Hot Chili Peppers, Marilyn Manson…), Ska (No Doubt). La musica elettronica ha  un posto importante nel mio quotidiano. Amo gruppi come Zagar, Saint Etienne, Royskopp, Kleerup… Poi sono cresciuto anche in Italia e apprezzo i Tiromancino, Vederna… Mi sento molto legato alla cultura musicale italiana. Nel passato ho anche scritto un brano pubblicato per Paola e Chiara e spesso mi piace collaborare con artisti italiani (Mauro Balletti, Marco Contini, Danny G…).

Progetti futuri?

Il 16 febbraio escono i remix del mio ultimo singolo, “Ecstasy”, ricreati da vari Djs che hanno lavorato con artisti internazionali come Tiesto, Betty Who. Bebo Le Vrai, ha per l’occasione remixato il titolo in modo pazzesco. Sono stato anche molto felice di poter collaborare di nuovo con Skarface e New Puzzle che sono entrambi produttori di grande talento.

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About the Author

Nato a Cassino, ai piedi della celebre abbazia, sono cresciuto con la passione per lo sport e per il giornalismo. Roma prima e Milano poi mi hanno accolto per farmi compiere il salto di qualità. Lavorare in tv e per la carta stampata non mi bastava più e allora dal pallino per la rete ecco nascere lospaccatv, megamusic e lamiaradio, tre magazine online di cui vado fiero...



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